Era una notte d’inizio autunno a Firenze City, quando Supermegaboy era con le mani alzate in un bagno dell’Old Palace, al terzo piano, mentre un ometto della vigilanza lo teneva sotto tiro con la sua pistola. «Allora, hai capito cosa devi fare?» sbottò quello, tenendosi i pantaloni su con l’altra mano. In quell’istante però qualcuno bussò alla porta. «Insomma, sei chiuso lì dentro da mezz’ora, ma vuoi uscire o no?». L’ometto, sentendo quella voce, diventò bianco in volto. «Cosa? Mezz’ora? Accidenti, ma ho già sforato il mio orario di almeno dieci minuti!» e così dicendo si tirò su i pantaloni, tirò lo sciacquone e aprì la porta per uscire. «Ti è andata bene, amico, il mio orario di lavoro è finito! Piuttosto che regalare un’ora di straordinari a quei bastardi dei miei capi, mi faccio saltare in aria!» e così dicendo scomparve. Supermegaboy ne approfittò subito per sgattaiolare in corridoio. Le luci erano basse e a quell’ora l’Old Palace sembrava deserto. «Ah, se almeno Adalberto fosse qui con me!» sospirò l’eroe mascherato. «Io potrei nascondermi in uno stanzino e mandare lui in avanscoperta». D’un tratto un rumore metallico lo fece sussultare. Supermegaboy balzò come un felino verso una porta, l’aprì di scatto per nascondersi dentro, ma ne uscì una valanga di scope e detersivi che lo seppellì. E così, ben nascosto, poté sentire il dialogo tra i due agenti della vigilanza che proprio in quel momento voltarono l’angolo. «Io dico che dobbiamo andare dal capo a dirgli che nelle telecamere qualcosa non va» faceva uno. «D’accordo, mi hai convinto, se non sbaglio sono tutti nella grande sala operativa a cui si accede con la parola ultrasegreta: ‘poroppoppero’» fece l’altro. E scomparvero entrambi nel corridoio. La testa di Supermegaboy sbucò tra le granate. «Molto bene, adesso non mi rimane che seguirli, e una volta dentro la sala operativa affronterò quei bastardi e li sconfiggerò!»
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Ep. 69: “Il posto sbagliato”
Era una notte d’inizio autunno a Firenze City, quando Supermegaboy, dopo essersi arrampicato lungo il muro dell’Old Palace, era finalmente riuscito a entrare passando da una finestrella. Ma non aveva neanche fatto un passo, che una voce alle sue spalle l’aveva ghiacciato: «Ehi, fermo là!» (questo era un riassuntino per chi non si ricordava il finale dell’episodio precedente). Supermegaboy cominciò a sudare, malgrado il clima fosse fresco, poi si girò lentamente e si trovò davanti a un ometto seduto sulla tazza di un water con i pantaloni abbassati. «Non lo vede che è occupato?» gli ringhiò quello, usando una copia della Settimana Enigmistica per coprirsi le nudità. «Senta, mi dispiace, ma io...» farfugliò Supermegaboy, ma quello gli urlò: «Se ne vada! Anzi no, aspetti...». E i due si guardarono per interminabili istanti, mentre Supermegaboy lasciò scivolare la mano verso la tasca in cui si trovava la supermegapistola, pronto a impugnarla e a far fuoco. «Mica sai qual è il più grande monumento di Roma? Otto lettere, inizia con la “c”» chiese infine l’ometto, alzando la penna pronto a scrivere. Leggi tutto →